La strada che da Djerba risale la costa verso il nord della Tunisia è infinita anche perché i dossi e le rotonde non permettono di viaggiare a velocità sostenuta nemmeno quando si ha la fortuna di non avere un camion o un trattore davanti! Praticamente dalla mattina alle 9,30, quando abbiamo lasciato Maison Leila, siamo arrivati a El-Jem che il sole era già basso. La città ospita un anfiteatro grande quasi come il Colosseo e soffocato dal villaggio che lo circonda: è piuttosto bizzarro vederselo apparire a frammenti tra un edificio e l'altro, così com'è strano percepire dal suo interno la torre di un minareto. Lo scontro architettonico è scioccante e l'atmosfera surreale si fa tangibile quando sul versante dell'ingresso si scorgono dei cammelli, appostati per strappare la foto ai turisti così come le maschere dei centurioni romani davanti al Colosseo.
Al di là di questo, il sito, pur essendo stato dichiarato Patrimonio Unesco, non ci ha entusiasmati forse anche perché non abbiamo avuto voglia di approfondire la conoscenza con la visita al museo (a 1km a sud) che contiene mosaici con scene svoltasi al suo interno.
Procediamo per Mahdia dove, grazie a www.booking.com, troviamo un appartamentino caldo e pulito poco fuori dalla medina (Dar El Amen).
Ci apprestiamo alla visita della cittadina di pescatori posta su una lingua di terra protesa sul mare e approdiamo alla sua decantata medina attraverso il passaggio lungo e stretto della suggestiva porta fortificata. Da qui arriviamo alla stupenda Place du Caire che ha per soffitto la chioma folta di tanti alberi ravvicinati. Non ci sediamo per un té perché fa un po' freddino... Entriamo invece nell'hammam... Gentilmente, essendo l'orario delle donne, solo io vengo invitata ad entrare e, nonostante le scarpe, mi viene permesso di visitare ogni stanza, tra cui una sauna e una piscina di acqua di mare! Ma è la massa dei corpi nudi di cento donne giovani e vecchie - una accanto all'altra nel silenzio dei vapori - ad attirare la mia attenzione e a suscitarmi stupore: questa è davvero una scena improbabile nella nostra Europa e ancora di più mi convinco della verità di chi definisce questo luogo come fondamentale per la comprensione della cultura araba. Mi propongo di tornarci domani equipaggiata di asciugamano e ciabatte.
Terminiamo la deliziosa passeggiata fumando un arghilé (come si scrive?) alla mela al Cafè Medine!
(Preferisco dimenticare la cena a base di frittura di pesce e patate nel ristorante pseudo italiano da Nino, che mi ha fatto star male tutta notte e procurato un febbrone da cavallo).
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